Finisco con questo articolo sperando di avervi fornito informazioni utili per quanto riguarda questo argomento a me così caro,
troppo spesso motivo di polemica e malumori alle rievocazioni storiche.
Purtroppo, il fatto che non siano giunte a noi cornamuse o frammenti di cornamusa d’epoca medievale,
c’impedisce di sapere come effettivamente venissero costruite e quale fosse il loro suono.
Di fatto un musico per avere una cornamusa se la sarebbe dovuta costruire o barattare con qualcuno e viene più facile pensare che uno con la piva fosse un viandante
che necessitava di uno strumento rumoroso per farsi notare e quindi guadagnare dove possibile qualche piccola offerta in denaro od in vitto.
La costruzione quindi in epoca antica sarebbe di fatto molto semplice seppur efficace, senza nessuna standarizzazione, forse qualche tentativo di emulazione.
Ogni strumento sarebbe stato unico con una sua particolarità estetica e sonora, accordatura, tonalità, ecc... a puro gusto ed
utilità pratica del musico-costruttore.
La scala, accordatura, le melodie rimangono dubbie in quanto nasce come strumento povero ed i poveri costruttori non è detto che conoscessero
gli antichi studi di Pitagora per determinare l'ottava, la quinta e la quarta di una tonica (fattibile grazie ad un monocordo ed alcuni calcoli matematici),
forse un'idea di "scala" si poteva avere dai canti Gregoriani in quanto gli unici ad essere scritti, studiati e tramandati con grande meticolosità
(detenendo oltre la qualità artistica una gran risorsa culturale e scientifica permettendo quindi di applicare gli studi di Pitagora per determinare
l'intonazione dei gradi della scala in base alla tonica),questi potrebbero avere ispirato cantori popolari ai quali si serebbero
"accordati" o costruiti determinati strumenti poveri quali le cornamuse.
Non esistendo il concetto di "diapason" erano gli strumenti ad adeguarsi ai cantori e NON viceversa.
Stando sempre nel discorso dei canti Gregoriani scopriamo che il settimo grado della scala non era utilizzato, esso era subentrato molto piu tardi in tardissimo Medioevo
arricchendo la scala esatonica utilizzata in precedenza, in base a questo le antiche cornamuse (ed anche flauti) potrebbero avere avuto meno estensione (o meno fori) delle attuali.
Altra certezza è che per limitatezza degli strumenti dell'epoca si soleva usare non TIPI di scala (maggiore, minore melodica, minore armonica) ma
bensì i MODI (Ionico, Dorico, Frigio, Lidio, Misolidio, Eolio, Locrio).
le modali sono state riprese e valorizzate a distanza di secoli grazie alla musica jazz.
Una prima causa di mancanza assoluta di fonti archeologiche è da ricercare nell’estrema deperibilità del legno e della pelle,
principali materiali utilizzati per la costruzione di questi strumenti. Solo in rarissimi casi, la natura particolare di alcuni terreni del nord Europa
ha permesso ad un numero esiguo di strumenti a fiato di giungere fino a noi.
È il caso ad esempio di alcuni flauti diritti, datati intorno al XIV sec. e ritrovati in ottime condizioni di conservazione in Germania, Olanda e Polonia.
Una seconda ipotesi per giustificare l’assenza di reperti dell’epoca, è facilmente ascrivibile a motivazioni di tipo culturale: molto probabilmente,
gli enormi cambiamenti di strumentario operati nel Rinascimento, hanno fatto sì che gli strumenti medievali venissero lentamente abbandonati o distrutti.
Come possibile conferma di questa ipotesi, e per ironia della sorte, la maggior parte dei flauti sopraccitati sono stati ritrovati durante gli scavi di alcuni luoghi di decenza.
Detto questo, non tutto è perduto. Tenendo ben presente i doverosi confini di questa ricerca, altre fonti corrono numerose in nostro aiuto.
A partire dalle fonti letterarie si può raccogliere un numero considerevole di testi poetici, di racconti e romanzi dove la cornamusa viene citata in modo inequivocabile.
Per portare solo alcuni esempi di questa ricca casistica basti pensare al “Jeu de Robin et Marion” composto da Adam del la Halle nel XIII sec.
dove la cornamusa viene appellata “muse au grant bourdon” o al “Decameron” del Boccaccio che, sul finire della sesta giornata, dipinge così Tindaro:
"a il re, che in buona tempera era, fatto chiamar Tindaro, gli comandò che fuor traesse la sua cornamusa, al suono della quale esso fece fare molte danze.
Ma, essendo già buona parte di notte passata, a ciascun disse ch'andasse a dormire.”
Comunque, allora come oggi, non esisteva “la cornamusa” ma sicuramente esistevano diverse svariate cornamuse e ognuna dotata di un suono proprio
e di caratteristiche costruttive ben differenti.
troppo spesso motivo di polemica e malumori alle rievocazioni storiche.
Purtroppo, il fatto che non siano giunte a noi cornamuse o frammenti di cornamusa d’epoca medievale,
c’impedisce di sapere come effettivamente venissero costruite e quale fosse il loro suono.
Di fatto un musico per avere una cornamusa se la sarebbe dovuta costruire o barattare con qualcuno e viene più facile pensare che uno con la piva fosse un viandante
che necessitava di uno strumento rumoroso per farsi notare e quindi guadagnare dove possibile qualche piccola offerta in denaro od in vitto.
La costruzione quindi in epoca antica sarebbe di fatto molto semplice seppur efficace, senza nessuna standarizzazione, forse qualche tentativo di emulazione.
Ogni strumento sarebbe stato unico con una sua particolarità estetica e sonora, accordatura, tonalità, ecc... a puro gusto ed
utilità pratica del musico-costruttore.
La scala, accordatura, le melodie rimangono dubbie in quanto nasce come strumento povero ed i poveri costruttori non è detto che conoscessero
gli antichi studi di Pitagora per determinare l'ottava, la quinta e la quarta di una tonica (fattibile grazie ad un monocordo ed alcuni calcoli matematici),
forse un'idea di "scala" si poteva avere dai canti Gregoriani in quanto gli unici ad essere scritti, studiati e tramandati con grande meticolosità
(detenendo oltre la qualità artistica una gran risorsa culturale e scientifica permettendo quindi di applicare gli studi di Pitagora per determinare
l'intonazione dei gradi della scala in base alla tonica),questi potrebbero avere ispirato cantori popolari ai quali si serebbero
"accordati" o costruiti determinati strumenti poveri quali le cornamuse.
Non esistendo il concetto di "diapason" erano gli strumenti ad adeguarsi ai cantori e NON viceversa.
Stando sempre nel discorso dei canti Gregoriani scopriamo che il settimo grado della scala non era utilizzato, esso era subentrato molto piu tardi in tardissimo Medioevo
arricchendo la scala esatonica utilizzata in precedenza, in base a questo le antiche cornamuse (ed anche flauti) potrebbero avere avuto meno estensione (o meno fori) delle attuali.
Altra certezza è che per limitatezza degli strumenti dell'epoca si soleva usare non TIPI di scala (maggiore, minore melodica, minore armonica) ma
bensì i MODI (Ionico, Dorico, Frigio, Lidio, Misolidio, Eolio, Locrio).
le modali sono state riprese e valorizzate a distanza di secoli grazie alla musica jazz.
Una prima causa di mancanza assoluta di fonti archeologiche è da ricercare nell’estrema deperibilità del legno e della pelle,
principali materiali utilizzati per la costruzione di questi strumenti. Solo in rarissimi casi, la natura particolare di alcuni terreni del nord Europa
ha permesso ad un numero esiguo di strumenti a fiato di giungere fino a noi.
È il caso ad esempio di alcuni flauti diritti, datati intorno al XIV sec. e ritrovati in ottime condizioni di conservazione in Germania, Olanda e Polonia.
Una seconda ipotesi per giustificare l’assenza di reperti dell’epoca, è facilmente ascrivibile a motivazioni di tipo culturale: molto probabilmente,
gli enormi cambiamenti di strumentario operati nel Rinascimento, hanno fatto sì che gli strumenti medievali venissero lentamente abbandonati o distrutti.
Come possibile conferma di questa ipotesi, e per ironia della sorte, la maggior parte dei flauti sopraccitati sono stati ritrovati durante gli scavi di alcuni luoghi di decenza.
Detto questo, non tutto è perduto. Tenendo ben presente i doverosi confini di questa ricerca, altre fonti corrono numerose in nostro aiuto.
A partire dalle fonti letterarie si può raccogliere un numero considerevole di testi poetici, di racconti e romanzi dove la cornamusa viene citata in modo inequivocabile.
Per portare solo alcuni esempi di questa ricca casistica basti pensare al “Jeu de Robin et Marion” composto da Adam del la Halle nel XIII sec.
dove la cornamusa viene appellata “muse au grant bourdon” o al “Decameron” del Boccaccio che, sul finire della sesta giornata, dipinge così Tindaro:
"a il re, che in buona tempera era, fatto chiamar Tindaro, gli comandò che fuor traesse la sua cornamusa, al suono della quale esso fece fare molte danze.
Ma, essendo già buona parte di notte passata, a ciascun disse ch'andasse a dormire.”
Comunque, allora come oggi, non esisteva “la cornamusa” ma sicuramente esistevano diverse svariate cornamuse e ognuna dotata di un suono proprio
e di caratteristiche costruttive ben differenti.
Oggigiorno il panorama delle cornamuse si è un po "standarizzato" nelle forme e fatture di quei pochi tipi che siamo abituati a sentire e conoscere
(troppe volte confondendo pure quelle), dimenticando quanto ampio sia l'enorme mondo degli aerofoni a sacco.
Cio che noi oggi abbiamo è l'evoluzione nei secoli di strumenti totalmente diversi dall'epoca antica e l'adattamento tonale alla musica attuale.Voglio porre un esempio di "standarizzazione" di strumenti musicali: IL VIOLINO
Esso deriva dalle vielle che poi si sono evolute in varie maniere a gusto e fantasia dei costruttori e in particolarità ad esigenze dei musicisti.
All'evoluzione del violino i mastri liutai cercavano sempre di porre il meglio in acustica ed estetica, ovviamente c'è sempre un mastro liutaio che prevale
sugli altri ed altrettanto ovviamente gli altri cercano di emulare il migliore prodotto.
Parliamo di Stradivari, dopo i suoi violini le forme e le caratteristiche si sono standarizzate per andare ad emulare le straordinarie qualità di quello strumento.
Oggigiorno i violini costruiti sono in base alle forme e caratteristiche dei Stradivari e di conseguenza sono andate dimenticate tutte quelle forme e caratteristiche
antecedenti.
Interessante per capire la cosa è osservare attentamente la differenza strutturale e di forma tra un Stradivari ed un Guarnieri.
Così è stato anche per le cornamuse, a prodotto efficace trovato molti hanno cominciato ad emulare facendo dimenticare il prodotto antecedente.
Al finire di questa spero interessante discussione io pogno una domanda:(troppe volte confondendo pure quelle), dimenticando quanto ampio sia l'enorme mondo degli aerofoni a sacco.
Cio che noi oggi abbiamo è l'evoluzione nei secoli di strumenti totalmente diversi dall'epoca antica e l'adattamento tonale alla musica attuale.Voglio porre un esempio di "standarizzazione" di strumenti musicali: IL VIOLINO
Esso deriva dalle vielle che poi si sono evolute in varie maniere a gusto e fantasia dei costruttori e in particolarità ad esigenze dei musicisti.
All'evoluzione del violino i mastri liutai cercavano sempre di porre il meglio in acustica ed estetica, ovviamente c'è sempre un mastro liutaio che prevale
sugli altri ed altrettanto ovviamente gli altri cercano di emulare il migliore prodotto.
Parliamo di Stradivari, dopo i suoi violini le forme e le caratteristiche si sono standarizzate per andare ad emulare le straordinarie qualità di quello strumento.
Oggigiorno i violini costruiti sono in base alle forme e caratteristiche dei Stradivari e di conseguenza sono andate dimenticate tutte quelle forme e caratteristiche
antecedenti.
Interessante per capire la cosa è osservare attentamente la differenza strutturale e di forma tra un Stradivari ed un Guarnieri.
Così è stato anche per le cornamuse, a prodotto efficace trovato molti hanno cominciato ad emulare facendo dimenticare il prodotto antecedente.
Alla luce di tutto ciò è possibile essere musicalmente filologici alle rievocazioni storiche? La risposta è NO, in nessun caso.
Quindi non sarebbe piu efficace far conoscere la storia degli strumenti e la loro evoluzione e non guardare cosa i rievocatori stanno suonando?
Invece di criticare cose visive non sarebbe meglio chiudere gli occhi ed ascoltare la musica apprezzando lo sforzo,
tentativi e la volontà di ricostruire un qualcosa che non conosciamo, un qualcosa che possiamo solo supporre possa essere stato piu o meno così.
Sappiamo ancora troppo poco per "rievocare" attendibilmente la musica medievale e salvo l'invenzione della macchina del tempo
di piu non ne sapremo, essendo essa stata compagna di giorni vissuti questa musica va "REINVENTATA" in base alle poche conoscenze che ad oggi ci sono arrivate in merito.
Uomini siamo ed uomini eravamo, danze e musiche nel corso dei secoli sono cambiate ma la voglia di divertimento ed allegria è sempre rimasta e nulla meglio di questa puo rallegrare
momenti di festa e serenità o portare un sorriso dove c'è sofferenza.
Siamo ancora convinti che tutte le melodie medievali siano tristemente e rigorosamente in scala di La minore?
Solo immedesimandosi, suonando e traendo gioia dalla musica facendosi trasportare con estrema naturalezza e consapevolezza,
mettendo da parte tutti le moderne "regole" della musica, potremo ricreare un qualcosa di simile a cio che era la musica nel Medioevo.
Molto interessanti questi post sulla storia della cornamusa. Se me lo permetti, faccio un link al tuo blog dal mio blog.
RispondiEliminaGrazie... ho raccolto piu informazioni possibili e constatazioni, opinioni e ricostruzioni per dare notizie storiche su questi strumenti troppe volte generalizzati e mal collocati nell'immaginario.
RispondiEliminaFai pure il link.
molto interessante... seguirò anke questo di blog... mi piacerebbe se passassi nel mio... anke per qualke consiglio di grafica.
RispondiEliminacavalieri del falcone
Sono passato... purtroppo di grafica haimè non posso aiutarti piu di tanto, ci son un tantino negato e quello che qui vedi è come si suol dire "piu culo che giudizio". Per ogni altra cosa molto volentieri!
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